Il cybersesso o sesso virtuale, è un’attività sessuale online che implica l’uso di Internet per raggiungere eccitazione e gratificazione sessuale.
Le motivazioni che inducono l’uso ed il suo mantenimento sono le seguenti:
- è un mezzo senza rischi di malattie, per dare sapore alla propria vita sessuale
- intensifica l’autostimolazione delle zone erogene e genitali
- fornisce una gratificazione immediata
- può servire come fuga mentale dallo stress e dalla tensione
- normalizza le fantasie sessuali
- fornisce approvazione ed affermazione, soprattutto per gli individui svantaggiati
- allevia l’ansia da prestazione
- aiuta a superare la paura di un abuso sessuale
Il cybersesso può indurre dipendenza e atteggiamenti compulsivi, condizione riconoscibile se associata ai seguenti comportamenti:
- trascorrere molto tempo in chat room e messaggerie private con l’unico scopo di trovare sesso virtuale
- essere assorbiti dalla preoccupazione di trovare il partner sessuale in rete
- impiegare frequentemente la comunicazione anonima per esprimere fantasie sessuali atipiche che altrimenti non sarebbero espresse nella vita reale
- programmare la successiva sessione di collegamento ad internet con l’aspettativa di provare eccitazione e gratificazione sessuale
- passare dal sesso virtuale a quello telefonico
- nascondere le proprie relazioni sessuali virtuali agli altri
- provare sentimenti di colpa e vergogna per l’uso della rete
- eccitarsi nel trovarsi accidentalmente davanti a materiale sessuale ed in seguito ricercarlo attivamente
- masturbarsi nel corso del collegamento e durante conversazioni in chat room erotiche
- considerare il cybersesso come la forma primaria di gratificazione sessuale, riducendo l’investimento su proprio partner reale.
L’ansia gioca un ruolo cruciale nello scatenare il comportamento sessuale compulsivo sopra descritto che, contrariamente alle apparenze, non è causato dal solo desiderio sessuale.
L’atto sessuale, in realtà, sembra funzionare come meccanismo di riduzione dell’ansia. E’ stato, infatti, osservato come soggetti affetti da compulsività sessuale online si impegnino nella ricerca ossessiva su Internet dell’immagine perfetta. In questa escalation essi fanno esperienza di uno stato mentale con pensieri, sentimenti ed azioni che mantiene e rinforza le loro ossessioni sessuali irreali ed eccessive: col tempo essi diventano completamente assorbiti dalle loro fantasie sessuali e finiscono per diventare dipendenti dalle pratiche masturbatorie legate al cybersesso, come unico modo per ottenere gratificazione sessuale e sollievo dallo stress, e per far fronte all’ansia e alla depressione.
In questo modo perdono progressivamente il contatto con la realtà individuale e interpersonale.
Sono state, infatti, individuate le conseguenze negative che il cybersesso può produrre a livello individuale:
- diminuzione o scomparsa del desiderio sessuale ed interferenza con la risposta e l’iniziativa sessuale nella relazione sessuale con il partner, derivante da processi di assuefazione agli stimoli sessuali (occorrono stimoli sempre più forti per indurre eccitazione)
- aumento, a volte ossessivo, dell’attenzione per determinate parti del corpo delle persone reali, derivato dall’eccessiva focalizzazione su tali parti sullo schermo (talora anche accentuate e modificate con software per renderle più attraenti)
- incremento della quantità di tempo sottratta al lavoro, al partner, alla famiglia e alle attività considerate più importanti
- diminuzione delle ore di sonno come conseguenza del tempo trascorso online, con compromissione della salute generale e del rendimento lavorativo
- aumento di emozioni negative come paura ed ansia, e danneggiamento dei rapporti sociali come conseguenza dei segreti che devono essere sempre mantenuti
- riduzione della soglia di resistenza ai propri desideri sessuali, con conseguente aumento della impulsività sessuale e/o della compulsività sessuale
- la ridotta disponibilità di movimento crea una situazione bloccata in posizione seduta: così la sessualità virtuale finisce per essere incentrata esclusivamente sulle zone erogene (genitali) con una ipervalutazione della vista o della fantasia mentale, contrariamente al contatto fisico-corporeo più globale che si può sperimentare nel rapporto sessuale con un partner reale. Conseguentemente, si può osservare una diminuità funzionalità erettile nel momento in cui il soggetto intraprende un rapporto sessuale con una persona reale.
- le limitazioni sensoriali e la necessità di una comunicazione scritta, possono incidere sull’intensità e pienezza dei vissuti a causa dell’impossibilità di accompagnare con il corpo i movimenti automatici di piacere che si vivono durante la risposta orgasmica.
- sempre maggiore coinvolgimento con i partner virtuali o con l’uso di pornografia di tipo visivo, con conseguente perdita di interesse per esperienze sessuali con persone reali (più difficili e complesse rispetto a quelle virtuali, anche se più gratificanti), oppure limitazione dell’interesse alle persone che fanno lo stesso uso di cybersesso, per scambiarsi opinioni ed esperienze di questo tipo.
- riduzione delle capacità e delle abilità di riconoscere un partner e di corteggiarlo nella vita reale, un partner che vada bene per se stesso e non per la sua capacità di soddisfare particolari fantasie sessuali.
- una certa correlazione tra accettazione del “mito” dello stupro e pornografia violenta.
E’ importante sottolineare come le conseguenze individuali sopra elencate implichino, poi, una serie di difficoltà significative nel partner del soggetto che pratica cybersesso compulsivo.
Il partner del soggetto dipendente può sperimentare, infatti, i seguenti vissuti neagativi:
- sentirsi ferito, arrabbiato, sessualmente rifiutato, inadeguato, inetto a competere con l’immagine virtuale capace di fare qualunque cosa.
- dover ascoltare le continue scuse del partner dipendente che non è interessato ai rapporti sessuali reali.
- durante il rapporto sessuale la paercezione di distanza, distacco emotivo e, da parte del partner dipendente, focalizzazione esclusiva sul proprio piacere.
- riduzione o interruzione dell’iniziativa sessuale da parte del partner sano sia nella speranza che i propri bisogni vengano riconosciuti, sia per cercare di attirare l’attenzione su di sè, con conseguente speranza di riduzione dell’attività online.
- biasimo nei confronti del partner dipendente
- desideri del partner dipendente di coinvolgere il partner non dipendente in attività sessuali che quest’ultimo trova disdicevoli o ripugnanti.
- il partner non dipendente si sente, come conseguenza, “oggettificato” e frustrato.
Da ciò emerge un quadro complessivo della condizione di compulsività sessuale online che può essere affrontata aiutando il soggetto dipendente a prendere coscienza del problema e di come esso rappresenti una modalità disfunzionale per arginare lo stress e di come sia la manifestazione di una più profonda difficoltà a gestire l’intimità e la relazione sessuale.
Quindi, qualora il soggetto dipendente non riesca autonomamente a ridurre l’accesso ad internet, è essenziale che si rivolga ad uno psicologo per una valutazione più approfondita del disagio e la successiva impostazione di un protocollo terapeutico ad hoc.
Nel caso in cui il soggetto dipendente sia legato sentimentalmente ad un partner reale, è opportuno associare al percorso individuale, una terapia di coppia tesa a ristabilire l’alleanza di coppia e a promuovere una sessualità sana e aderente al piano di realtà.
Infine, si è rivelata particolarmente efficace la psicoterapia di gruppo, strategia terapeutica che aiuta il soggetto dipendente da cybersesso a confrontarsi con altri soggetti con problematiche simili e a trarre dal confronto con essi un valido aiuto nella riduzione della condizione di isolamento interpersonale a cui si associa la dipendenza da cybersesso.
Riferimenti Bibliografici:
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