Nei nostri tempi si parla della nuova versione del “cogito ergo sum” di Cartesio: il “dubito, quindi, sono” oggi è “vengo visto; dunque, sono e più persone mi vedono, più sono”. Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, questa sarebbe la nuova condizione che mi permette di dedurre l’essere o la verità.
Il narcisismo è un pattern pervasivo di grandiosità, caratterizzato dalla tendenza a rendere sé stesso – il centro esclusivo del mondo – come oggetto di una compiaciuta ammirazione restando indifferente agli altri. La preoccupazione è rivolta a sé stesso e alle proprie qualità e vi è un’autoesaltazione che porta a ritenersi unico e speciale, spesso senza una motivazione adeguata. Il narcisista, indossando una maschera di falso sé, con un esame di realtà alterato, può regolare il proprio mondo interno e la propria autostima cercando continue richieste di conferma da parte del mondo esterno.
Gli elementi che caratterizzano il narcisista sono dunque la scarsa empatia (cognitiva e riflessiva, ma non emotiva), le idee di grandiosità di sé (nella fantasia o nel comportamento) e il bisogno di ammirazione (conferma dal mondo esterno).
Il disturbo narcisistico di personalità si può diagnosticare dalla prima età adulta ed è presente in svariati contesti poiché non è un fenomeno uniforme, omogeneo e monotono ma multivariato, multifattoriale e tecnicolore. Le cause del disturbo sono genetiche ed ambientali, un risultato biopsicosociale, dipendente dal contesto culturale e famigliare. Fa parte dello spettro di disturbi di personalità (cluster C/DSM-5) ma spesso si sovrappone con gli altri disturbi dei cluster A, C.
I disturbi di personalità sono Patologie delle Relazioni Oggettuali. Noi tutti siamo infatti la confluenza degli altri significativi (introiezioni), secondo la Teoria delle Relazioni Oggettuali (Melanie Klein). Quando, a causa della nostra relazione con la figura primaria di attaccamento, il nostro attaccamento risulta insicuro, ansioso, ambivalente o disorganizzato, il proprio sé purtroppo non risulta costellato (Carl Jung) ma frammentato. Il disturbo narcisistico è quindi un meccanismo compensatorio, una narrazione che crea la persona, per poter adattarsi e sopravvivere in queste relazioni disfunzionali, per coprire la discontinuità della memoria e le rotture dell’identità, glorificando i deficit per poter corrispondere alla grandiosità.
Il comportamento narcisistico del bambino di due anni invece, è assolutamente normale perché lo aiuta a identificarsi, individuarsi e separarsi. Quando questa separazione-individuazione viene ostacolata, per vari motivi biopsicosociali e in primis dalla figura di attaccamento primaria, il bambino rimane bloccato e cerca di compensare con difese primitive e infantili.
Si possono identificare due sottotipi del disturbo (Cooper & Achtar), due facce della stessa medaglia. Secondo le proprie modalità comportamentali, interagiscono con il mondo in modi diversi ma i sentimenti sono gli stessi: rimane un vuoto interiore, la paura dell’intimità e il bisogno di controllo. Il sottotipo Covert è introverso e interagisce con un senso di inferiorità e vulnerabilità, paura del giudizio e timidezza. Il sottotipo Overt è estroverso, rispecchia il senso di superiorità, arroganza, disprezzo e cerca la continua conferma dall’altro.
In terapia bisogna prendere in considerazione molti aspetti dello stato mentale della persona: il suo modo di interagire con gli altri, il suo principio di organizzazione (working model), le sue difficoltà metacognitive (interconnesse con la teoria della mente), i deficit cognitivi, la grandiosità, la fantasticheria e i meccanismi di difesa infantili, come la scissione e il pensiero dicotomico. Queste compromissioni comportano un esame di realtà alterato, che viene effettuato tramite il sé frammentato, non integro.
Secondo le ultime ricerche scientifiche, questa personalità patologica si può considerare il risultato di un Disturbo Post Traumatico da Stress Complesso (CPTSD), collegato ad un trauma di tradimento oppure all’invasione dei propri confini, in età critica, da parte delle figure primarie di attaccamento, che potrebbero aver ostacolato il normale sviluppo emotivo e cognitivo del bambino.
Spesso ci si chiede: “Come posso cambiare se ragiono sempre così?”. Se non ci sono problemi organici che lo impediscono, ogni persona conserva le caratteristiche neurologiche necessarie per lo sviluppo di abilità metacognitive che possono essere carenti. La metacognizione, ossia la riflessione e il ragionamento su sé stessi e sugli altri, nel narcisista appare disfunzionale. Ma la persona, se motivata e impegnata, con il trattamento delle proprie difficoltà metacognitive può sviluppare le abilità necessarie per imparare a vincolare le dinamiche funzionali a discapito dei pattern interni disfunzionali. Le dinamiche interne funzionali possono essere quindi utilizzate per effettuare delle scelte autonome, gestire gli stati di sofferenza soggettiva, regolare i conflitti interpersonali e pianificare con coscienziosità il raggiungimento dei propri scopi e desideri.
Nello Studio Medico Picano le tecniche idonee che uso in psicoterapia per trattare i disturbi di personalità sono: