La teoria del futuro di Putin

Sono un aggiustapensieri. Voglio raccogliere la graziosa definizione di una giovane e brillante autrice teatrale, Agnese Fallongo, che ha così definito lo psichiatra in una pièce che ho recentemente visto a Roma. 

Mi sono chiesto come un aggiustapensieri possa essere di aiuto in un momento così grave per l’umanità e come possa dare un contributo culturale originale ai molti pensatori che oggi cercano di trovare una strada di speranza e di pace. 

La base del mio lavoro di psichiatra è costruire un modello della mente della persona che ho di fronte, affinché io possa entrare in relazione con lui e stabilire un patto di comunicazione reciproca. Su questa base si sviluppa la relazione personale e terapeutica. 

In realtà ognuno di noi deve fare qualcosa del genere quando entra in contatto con un altro. Il semplice contatto con l’altro ci permette di rappresentarci un’idea, che inizialmente è una semplice congettura e che poi, pian pano, si trasforma in qualcosa di più definito e preciso, su come l’altro pensa, parla e agisce. Utilizziamo una miriade di segnali provenienti dall’altra persona per costruire questo modello. L’aspetto, la mimica, la gestualità, i movimenti saccadici degli occhi, la prosodia della parola, prima ancora dell’analisi della comunicazione verbale, che ci permettono di costruire una teoria della mente dell’altro.  

La teoria della mente, formulata nel 1978 da David Premack e Guy Woodruff è fondamentale in ogni interazione sociale e serve ad analizzare, giudicare e comprendere il comportamento degli altri. 

Impariamo molto presto a sviluppare questa competenza. La mamma stessa, sin dai primissimi momenti di vita, ci mostra come sa intuire nella sua mente, il nostro essere.  In questa relazione di attaccamento, impariamo ad essere compresi e quindi a comprendere. 

Quando questo meccanismo non funziona e non abbiamo una teoria della mente che anticipi il comportamento dell’altro, sviluppiamo un vissuto di diffidenza, paura, panico, aggressività, in definitiva una relazione disfunzionale. 

Abbiamo bisogno di capire quello che l’altro pensa, se ci capisce, se accetta la relazione. Abbiamo bisogno di capire le intenzioni dell’altro. Abbiamo bisogno di conoscere in anticipo, per quanto possibile, cosa dirà o cosa farà. Abbiamo bisogno di conoscere la sua idea di futuro. 

L’uomo vive del suo futuro. È solo un’illusione che egli viva del presente. L’animale vive del presente e non conosce la dimensione di cambiamento volontario dell’esistenza verso un obiettivo personale. 

L’uomo vive solo nel futuro, cioè in quello che cerca di realizzare come contributo originale all’esistenza sua e della sua discendenza. 

Per questo affermo che la teoria della mente è piuttosto la teoria del futuro di una persona.  

Lo psichiatra ha come sua competenza specifica lo sviluppo della capacità di rappresentarsi la mente dell’altro, per comprendere la sua struttura mentale, il suo pensiero, le sue intenzioni, il suo mondo di relazione, il futuro che sta creando. 

Penso che oggi la psichiatria debba mettersi al lavoro per cercare di rappresentarsi in maniera obiettiva e scientifica la mente di Putin. In questo processo logico non vi è alcun pregiudizio di malattia nei suoi confronti, ma la possibilità di sviluppare una relazione con una persona il cui mondo ci appare incomprensibile. 

Dobbiamo farlo per dare a lui una via d’uscita da un’ipotesi di futuro che sembra collidere in modo mortale con la vita dell’intera umanità. 

Quindi l’interrogativo che pongo alla scienza psichiatrica è quale sia la teoria del futuro di Putin. 

Iniziamo col fare un esame obiettivo con i dati che conosciamo. 

  1. Aspetto  

Si tratta di un uomo moderatamente anziano, che ha un comportamento dichiaratamente sportivo, che ha un aspetto che si è lievemente modificato nel tempo. 

Non è aumentato di peso, ma il suo volto appare più gonfio che in passato, anzi a volte ho avuto l’impressione che questo gonfiore si modifichi nei giorni. 

Alcuni hanno detto che faccia uso di botulino, altri che si sia sottoposto ad interventi di chirurgia plastica. 

Potrebbe, invece, trattarsi di un edema del volto dovuto a farmaci, in particolare cortisonici. 

Il cortisone viene inoltre somministrato in casi di patologie gravi e croniche. Questo ha particolare rilevo nella descrizione clinica perché questo tipo di farmaci aumenta in modo sensibile irritabilità e aggressività.  

 La diagnosi differenziale è molto vasta, ma gli elementi sono pochi e incerti. 

  1. Personalità  

Si tratta di un individuo che ha mostrato nel tempo una grande costanza e perseveranza, una notevole capacità nel gestire le sue emozioni e nel raggiungere gli obiettivi che si era prefissato. 

Ha mostrato di essere poco influenzabile dai sentimenti altrui e di mantenere sempre un contegno distaccato e controllato. 

Le sue manifestazioni di emotività sono rare e indirette. Mostra di essere molto orgoglioso delle sue performance fisiche e sportive. 

La sua strategia è sempre stata di lungo periodo e molto ben studiata. 

La sua capacità di gestire la sua permanenza al potere, alternandosi con Medvedev, è stata calcolata e realizzata in modo straordinario. 

Ama il lusso e questo è testimoniato dai molteplici e preziosissimi orologi che porta al polso. 

È una persona abituata a confrontarsi con la sofferenza altrui e a non esserne per nulla intimorito. La sua storia di successo nel KGB ci fornisce un elemento indiretto comunque molto efficace. 

Sin da quando era Vicesindaco di San Pietroburgo ha mostrato di saper portare avanti nascostamente i suoi progetti personali, in disprezzo dell’autorità costituita e con l’appoggio di amici influenti. 

Ha mostrato nel tempo di ottenere il consenso dei suoi amici, con metodi leciti o illeciti. Ha portato Eltsin a nominarlo presidente per poi garantirgli l’impunità. Ha consolidato i legami del suo potere rendendo miliardari i suoi amici. 

È stato educato ad un pensiero sovietico in cui una classe dirigente può gestire, senza alcuna riserva etica, una classe di sottoposti. 

Quindi in sintesi una personalità stabile, capace di programmare, con una strategia efficace, poco o nulla influenzabile dai sentimenti, amante del lusso, per nulla intimorito dalla sofferenza altrui, capace di programmi spregiudicati e opportunistici, educato al pensiero di appartenere ad una classe di illuminati alla quale tutto sia lecito. 

  1. Il pensiero paranoide 

Sappiamo che Putin usi tavoli esageratamente lunghi quando deve incontrare delle persone. 

È stato detto che faccia questo per paura del COVID, ma le recenti immagini che lo hanno mostrato in un tavolo con numerose hostess dell’Aeroflot, ci permette di escludere questa ipotesi. 

Io credo che Putin abbia paura di essere ucciso e questo è dimostrato anche dal ricorso ad un assaggiatore ufficiale e al suo piccolo termos personale che usa in qualsiasi circostanza. 

Questo segno, di chiara cultura sovietica, non ha un significato marcatamente patologico, visto il ruolo che occupa, anche se è segno di esagerata paura. 

  1. Il pensiero paranoicale 

Ricordo che il pensiero paranoicale è un pensiero logico solo in apparenza, che ha la forma del pensiero logico, che porta a delle conclusioni aberranti. 

Il pensiero dell’uomo si forma nella relazione. Ogni nostro pensiero, se non viene condiviso, perde le caratteristiche di realtà e diviene progressivamente più evanescente e sfilacciato, se si svolge solo all’interno di noi stessi. 

Quindi vi sono due alternative. 

Il pensiero assume le caratteristiche del delirio vale a dire di un pensiero assolutamente soggettivo, incomunicabile, incondivisibile, frutto di una convinzione immodificabile e si configura un quadro di follia. 

Ovvero, nel pensiero paranoicale, la persona si circonda di altri che condividono e alimentano il suo pensiero, lo rinforzano e lo giustificano, perché sono in una relazione di subordinazione e sono inglobati nel processo. 

Il pensiero delirante e il pensiero sottomesso hanno delle analogie, ma anche una profonda differenza. 

Il pensiero delirante è afinalistico, legato ad una ipotesi fallace, non porta ad un cambiamento, ma anzi solo alla difesa di sé stesso ed è sostanzialmente immodificabile, perché basato su di una rottura profonda, non recente, ed è entrato a far parte integrante dei legami basilari della persona. Smontando l’idea delirante crollerebbe tutto il mondo psichico su cui la persona vive. Quindi è molto pericoloso. 

Il pensiero paranoicale condiviso è invece una struttura più articolata, basata sullo sviluppo che avviene nel corso di molto tempo, ed è basato sulla permanenza di una consecutio logica all’interno del pensiero stesso. 

Molte persone legate da una profonda dipendenza nei confronti dell’autore del pensiero paranoicale, creano una sorta di nuvola di pensiero, alla quale ciascuno dà un suo contributo, che alimenta la convinzione del gruppo che quel pensiero sia solido, giustificato e comunicabile. 

In realtà è un pensiero alimentato primariamente dal leader in maniera carismatica e dominante, ma ha molteplici possibilità di declinazione attraverso le menti connesse dei gregari e si tratta comunque di un pensiero in parte aperto. 

  1. La mediazione 

Questo significa che una persona particolarmente formata può ancora entrare a far parte della nuvola del pensiero e fornire il suo contributo relazionale. 

Voglio riferirmi all’illuminato discorso di Andrea Riccardi sulla necessità di un mediatore nella relazione con Putin. 

È necessaria una persona che ben conosca questi meccanismi della mente e che sia ben formata, che sia capace di rinunciare a tutti i suoi vincoli e pregiudizi e che si lasci guidare all’interno della nuvola del pensiero del leader, che è coadiuvato dai suoi gregari. 

Non inganni il termine gregari. Queste strutture di pensiero possono avere al proprio interno persone di straordinaria capacità e cultura. Faccio come esempio Lavrov che è uomo di superiore intelligenza ed esperienza. 

Il mediatore deve possedere al suo interno una forza basilare di appartenenza alla sua identità e nello stesso tempo di sapervi rinunciare per percorrere insieme all’altro il percorso mentale del suo passato e in grado di accettare le conseguenze che ne derivano sull’idea di futuro. 

Il mediatore deve essere in grado di sperimentare dentro di sè tutto il travaglio del mondo interiore del pensiero paranoicale, di conoscere tutti i passaggi che legano antecedenti e conseguenti del pensiero e nell’accettare la logica delle conseguenze ultime di quel pensiero, della teoria del futuro di quel pensiero. 

Per spiegare con un esempio socialpopolare questo meccanismo voglio citare Maria De Filippi a “C’è posta per te”. 

Maria raccoglie delle storie sfilacciate, incongruenti, viziate dal punto di vista paranoicale di una o più persone, con forti accenti di guerra, le rende comunicabili ed entra lei stessa in quel mondo in maniera rispettosa, ma anche certa di non perdere la sua identità, senza mai giudicare. 

Inizia allora un lavoro di spiegazione dei sentimenti altrui e della realtà che percepiscono gli altri che ella svolge con acutezza e sensibilità da grande professionista, senza mai forzare la persona verso una scelta logica, senza arrendersi davanti al diniego e seguendo sempre nuove risorse e nuove strade di relazione. 

Non abbandona mai il setting, di fronte a qualsiasi atteggiamento ostile. Maria gode di un grande credito popolare e offre un grande premio finale. 

Questo è un mediatore. 

  1. La teoria del futuro di Putin 

Secondo la mia tesi, Putin sarebbe il contenitore quindi di un pensiero condiviso da persone molto diverse che riesce a gestire con un ruolo egemonico. 

Questo pensiero ha uno sviluppo paranoicale, vale a dire che partendo da presupposti logici e condivisibili, ha svolto il suo corso in maniera solo apparentemente logica, ma comunque senza salti o rotture, guidato dalle caratteristiche della sua personalità prima descritte. 

  • Personalità stabile,  
  • capace di programmare,  
  • con una strategia efficace,  
  • poco o nulla influenzabile dai sentimenti,  
  • amante del lusso,  
  • per nulla intimorito dalla sofferenza altrui,  
  • capace di programmi spregiudicati e opportunistici,  
  • educato al pensiero di appartenere ad una classe di illuminati alla quale tutto sia lecito. 

Oggi pensa di essere il leader di un pensiero ampiamente condiviso. 

I contenuti, come spesso in psichiatria, non sono gli aspetti più rilevanti. La forma è determinante. 

Il futuro di Putin è essere coerente con l’idea di avere un ruolo determinante per coloro che si riconoscono in lui. 

Se il suo progetto è condiviso e trova un ostacolo sul suo corso, possiede molte armi logiche che gli permettono di essere del tutto indifferente al dolore o ai sentimenti altrui, anzi considera questo il sommo bene al quale la sua classe illuminata è stata consegnata dalla storia. 

Quindi la teoria del futuro di Putin è quella di portare a termine il suo progetto, in modo del tutto indifferente alla sofferenza altrui. La superiorità del suo progetto è talmente grande che nessuno può opporvisi. 

Quindi apparentemente non vi è niente da fare se non rassegnarsi. 

Credo che ad una prima osservazione non esista alcuna possibilità che Putin rinunci ad impadronirsi dell’Ucraina. Nel caso lasciasse anche solo una parte di terreno agli Ucraini questo verrebbe riempito di soldi e di armi da tutto il mondo. Questo per Putin non è possibile. Gli ucraini lo sanno e si batteranno fino alla morte. Questo comporterà la distruzione totale.  

  1. Il mediatore 

Qui comincia il ruolo del mediatore pacificatore. 

Il valore del progetto di Putin, qualsiasi esso sia, non deriva dalla verifica di un processo logico condiviso, ma dal processo stesso. In altri termini la costruzione di un percorso mentale soggettivo, svincolato dal processo etico che contempla la consapevolezza del pensiero degli altri, ha portato Putin a costruire una sua dimensione etica del tutto soggettiva e a contrattare con gli altri che riteneva suoi pari, un patto di futuro legato solo a sé stesso, di cui è al contempo autore e garante. 

Il mediatore deve essere capace di entrare in questo sodalizio, di accettarne le regole e di introdurre con gradualità e delicatezza l’esistenza di un pensiero altro, come fa Maria De Filippi, senza mai fermarsi o retrocedere, senza mai rifiutare e disprezzare. 

Deve essere capace di vivere le ragioni di Putin e del suo gruppo, di vivere pienamente la sua verità e di fare da ponte sulla necessità di includere la sofferenza altrui. 

La pacificazione potrà avvenire solo se questo nuovo membro del gruppo, il mediatore, consentirà ad un nuovo elemento di umanità di entrare nel sistema paranoicale, così ben articolato e strutturato. 

Solo se il pacificatore proverà fortemente il dolore e saprà veicolarlo, questa situazione potrà avere un futuro diverso. 

Per questo penso che un capo di stato difficilmente riuscirà a non difendere sé stesso e il dolore del suo popolo, per cui Macron appare inadatto. 

Forse Bennet ha caratteristiche migliori. 

La Merkel ha qualche speranza in più per due motivi: è una donna sovietica. è cioè cresciuta in un’antropologia di là dal Muro: una donna dell’est in tutti i sensi, iper-politicista, rigida, burocratica, scientifica, materialista. Ma è anche una donna viva nella capacità di provare sentimenti, in una visione di futuro e di guida democratica, capace ancora di piangere. 

Il prossimo capitolo è la teoria del futuro di Volodymyr Zelinsky. 

Roma, 7 marzo 2022